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Condividiamo l’articolo di Cristina Marrone sull’ultimo libro di Laura Turuani per Corriere.it

Negli Stati Uniti la chiamano «generazione sandwich»: sono le donne che hanno più o meno 50 anni con figli adolescenti, intorno ai quindici anni e genitori nel pieno di quella che oggi è definita la quarta età, ovvero over 75. Sono donne alle prese con le fatiche provenienti contemporaneamente da più ruoli: sono madri, donne, mogli, figlie e professioniste in un momento in cui gli equilibri della vita sono messi a dura prova.

Laura Turuani, psicologa e psicoterapeuta all’Istituto Minotauro di Milano, che da anni si occupa di adolescenti e di conseguenza delle loro mamme e papà, ha definito queste donne multitasking , non più giovanissime, «Le schiacciate» dedicando a loro un libro appassionato, a tratti ironico, che arriva talvolta a commuovere, appena pubblicato con la casa editrice Solferino. Turuani è partita dalle toccanti storie, spesso divertenti, altre volte amare, raccolte nel suo lavoro di psicoterapeuta, raccontando attraverso le parole di tante donne un incrocio inedito e irripetibile di passaggi cruciali.

La congiuntura «astrale»

I figli adolescenti crescono, e se tutto va bene se ne vanno, lasciano il «nido vuoto». Il corpo si avvia a un lento ma inesorabile, seppur fisiologico, declino. La coppia molto spesso regge a fatica, o comunque ha bisogno di nuovi equilibri. I genitori perdono lentamente autonomia, hanno sempre più bisogno di aiuti (che spesso rifiutano). Sul lavoro aleggia un comune senso di stanchezza, l’entusiasmo scema lasciando spazio al disincanto in un tempo di bilanci, talvolta dolorosi, perché l’impegno profuso non sempre è risultato foriero di un adeguato appagamento. E tutto è vissuto nel periodo della menopausa, alla quale «le schiacciate» arrivano ancora troppo spesso impreparate, incapaci di «unire i puntini» come racconta Benedetta, una delle donne intervistate nel libro, riferendosi ai tanti sintomi vissuti (stanchezza, aumento di peso improvviso, calo del desiderio) e mai compresi fino a quando, durante una cena estiva, le vampate della sua vicina di posto hanno dato lo spunto alla parte femminile del tavolo a confidare una serie di condizioni che Benedetta mai avrebbe collegato al climaterio.

Le «primipare attempate»

Le donne protagoniste sono quelle che, quando hanno partorito sono state definite con un poco lusinghiero «primipare attempate», perché giunte alla gravidanza dopo i 35 anni. L’età media in cui le donne italiane affrontano il parto per la prima volta è 32 anni e infatti l’Italia detiene il primato delle mamme più anziane d’Europa, con il numero più elevato di madri over 40.
«La maternità si è spostata in avanti – sottolinea Laura Turuani – perché è diventata una scelta inserita in un progetto esistenziale più complesso di un tempo. Essere madri non è oggi l’unico ruolo che sostiene e definisce l’identità di una donna». Seguendo la parabola temporale delle schiacciate, la terza età dei genitori ha coinciso con la loro maternità tardiva, mentre l’ingresso nella quarta dei genitori combacia con l’adolescenza dei figli, sovrapponendo tre fasi delicate della vita che, per la prima volta, si allineano in tre generazioni consecutive. «Una congiuntura temporale che prevede la contemporaneità di circa quindicenni, cinquantenni e settantacinquenni. Situazione che certamente richiede grandi energie per non collassare in cortocircuiti faticosissimi» dice la psicoterapeuta.

Una donna intorno ai 50 anni non può che riconoscersi leggendo le pagine di questo libro perché i racconti, così genuini, ripercorrono le inquietudini, ma anche le nuove scoperte di un’età che va vissuta con la consapevolezza, la libertà e l’autostima che inaugurano una nuova avventura.

Accettare l’adolescenza dei figli

«Una delle imprese più ostiche per la madre dell’adolescente è quella di abbandonare la propensione ad anticipare, risolvere e contenere, accettando di intervenire di meno, di stare a una distanza maggiore del figlio e di rinunciare all’ipercontrollo» scrive Turuani. Del resto, quella onnipresenza materna ha fatto lungamente pensare alle mamme di essere uniche e indispensabili. Ma in adolescenza – suggerisce la psicoterapeuta – bisogna esserci, non invadere, non anticipare e, soprattutto, non risolvere.
Poi, quando i ragazzi crescono, è sempre più comune ritrovarsi in case vuote e improvvisamente silenziose, con più tempo a disposizione. A volte questa condizione può spaesare, altre volte regalare euforia perché anche la coppia può riscoprire una nuova vitalità. «Tuttavia, paradossalmente, oggi il distacco dai figli risulta più problematico di un tempo, visto il clima intensamente emotivo in cui è cresciuta la famiglia affettiva» scrive Turuani. E non è facile separarsi. Anche quando i figli ti considerano «cringe».

L’invecchiamento è un privilegio

Mentre i figli, e in particolare le figlie, fioriscono, le mamme si ritrovano ad affrontare trasformazioni del corpo «diverso» da prima, che «scricchiola» e mostra inesorabilmente i segni dell’età. Quando sull’autobus un ragazzo educato cede il posto, alcune donne vivono l’episodio con profonda angoscia. Talvolta il confronto con le figlie teenagers può essere impietoso, nonostante sport e beauty, come racconta Ale, quando la figlia, tra ingenuità e mancanza di tatto le ha chiesto: «Mamma, come mai le tue tette scendono verso il basso?».

«Ma invecchiare significa esserci, esistere, sopravvivere. Invecchiare è un privilegio e va riconosciuta grande gratitudine per aver raggiunto una maggiore consapevolezza di sé, dei propri pregi, dei propri difetti, dei propri successi, sapendo che c’è ancora molto tempo davanti per raggiungere quello che ancora si desidera» aggiunge la psicoterapeuta. E quando si accetta finalmente di aver raggiunto la tanto temuta mezza età si entra in un contesto di rilassamento «in cui si torna ad essere giovani tra i meno giovani, in un’epoca caratterizzata dalla prevenzione, ma non ancora dalla cura» scrive Turuani.

Cinquanta anni sono una conquista e possono portare a una sensazione di liberazione più che di perdita, raggiungendo uno stato di tranquillità e non più di agitazione perché a cinquanta anni non c’è più tutta quella voglia di dimostrare. E sul lavoro si fa strada il desiderio di abbassare il livello conflittuale, lasciando il potere a chi vuole scannarsi, con l’aspirazione, legittima, di godersi un po’ la famiglia, le passioni, gli amici, con una minore disponibilità a farsi invadere la vita privata. Il lavoro non è meno importante, ma generalmente si sente meno la pressione dell’ambizione.

Sopravvivere ai 50 anni (e goderseli)

Ma come sopravvivere a questa stanchezza non solo fisica, ma soprattutto mentale, caratteristica di questa età, con la sensazione di arrancare in una quotidianità in cui si ha paura di perdere i pezzi, di non arrivare, di non riuscire? «Conoscere, comprendere, essere consapevoli di quello che si sta vivendo e capire dunque l’origine di certi turbamenti è il primo passo per trovare soluzioni ed eventualmente chiedere aiuto. Molto di quello che succede va colto, capito, assecondato, accettato e gestito» suggerisce la psicoterapeuta. E poi questo è il tempo di rallentare, senza rimpianti. «È giusto diminuire il ritmo, ridurre le attese, provare a staccare, centrarsi sui propri desideri, prendendosi tempo per sé» consiglia Laura Turuani.

La «sorellanza» che fa bene

I racconti delle donne intervistate nel libro esaltano la scoperta di poter vivere con soddisfazione ore di solitudine, anche in silenzio, a casa o passeggiando per un parco con il comune pensiero che «un po’ di vuoto non guasta». Turuani conclude invitando le donne a vivere quello che definisce «il magico mondo della sorellanza», partendo dalla definizione della Treccani: «reciproca solidarietà tra donne, basata su una comunanza di condizioni, esperienze e aspirazioni». «In diverse fasi della vita di una donna le amiche rappresentano una stampella non solo utile, ma indispensabile e la capacità che hanno le donne di dialogo e condivisione consente a loro di superare i momenti di transizione, che si manifestano anche con i cambiamenti del corpo, che sarebbe faticoso vivere da sole» conclude Turuani. E allora è giusto, tra le «sorelle schiacciate» regalarsi «risate terapeutiche» condividendo esperienze, viaggi, confidenze per aiutarsi, divertirsi ed evitare un pericolo sempre in agguato in una fase così delicata della vita: la solitudine.