Condividiamo l’articolo di Matteo Lancini pubblicato sul Corriere della Sera il 12 settembre 2025
Quei ragazzi da accogliere senza pregiudizi – di Matteo Lancini
La ricerca sui nuovi modelli di mascolinità conferma ciò che chi fa il mio lavoro osserva da tempo. I giovani maschi sono abitati da pensieri, vissuti e rappresentazioni di sé molto diversi rispetto ai loro coetanei di un passato recente e meno recente. Intercettare attraverso un ascolto partecipe e autentico il funzionamento delle nuove generazioni consente di non utilizzare stereotipi né di farsi troppo condizionare dalle emozioni suscitate dai drammatici fatti di cronaca e dai relativi commenti. I comportamenti generazionali odierni possono essere i medesimi di quelli delle generazioni precedenti, ma le motivazioni affettive e profonde che li determinano sono molto diverse. I maschi sono cambiati, non solo le femmine, e questo riguarda sia gli adolescenti sia i giovani adulti. La trasgressione non é più da tempo il motore della crescita adolescenziale e dei processi separativi del giovane maschio, sostituita da un percorso identitario che deve affrontare la delusione delle proprie e altrui aspettative e che valorizza maggiormente le competenze emotive e relazionali. I maschi nati nel nuovo millennio stanno affrontando il non semplice compito di essere sé stessi e non “uomini veri”, in una società dove esprimere le proprie emozioni autentiche non è affatto semplice, tra adulti incapaci di tollerare le emozioni disturbanti di figli e studenti, e semplificazioni che confondono rabbie fisiologiche con la violenza.
Del resto, essere un giovane maschio oggi significa crescere nella confusione terminologica, e a volte ideologica, che fatica a districarsi tra crisi dell’autorità paterna e patriarcato, tra maschilismo e virilità, tra misoginia e ritiro sociale. Espressioni utilizzate spesso fuori luogo, a seconda del fatto di cronaca o a commento di qualche indagine mal interpretata. I risultati di questa ricerca hanno invece il merito di restituirci la complessità e le sfaccettature di un processo evolutivo e di un percorso identitario maschile in atto. I giovani maschi chiedono di essere visti, accolti e sostenuti senza pregiudizi di genere né aspettative ideali. Essere un giovane maschio oggi non è meno semplice dell’essere una giovane donna. La diffusione epidemica del ritiro sociale maschile in Italia ci ha costretto a comprenderlo, così come il disturbo alimentare femminile ci ha obbligato, diversi anni addietro, a fare i conti con le esagerate richieste e pressioni rivolte alle giovani e giovanissime donne del nostro Paese. Amore, sessualità, potere ai tempi di internet e della sempre più pervasiva intelligenza artificiale, non sono materie semplici per entrambi i generi, che non vogliono più essere le donne e gli uomini del passato ma che non possono assecondare attese adulte irragionevoli e irraggiungibili, che se non rigettate portano al vuoto identitario e alle manifestazioni di disagio oggi più diffuse, quelle della violenza verso sé stessi e verso gli altri. I giovani maschi hanno nuove potenzialità e nuove fragilità, gli adulti dovrebbero comprenderle, non interpretarle a partire dalle proprie esperienze di passati adolescenti, nati e cresciuti in epoche familiari e sociali oramai remote. I maschi odierni pensano di essere peggio dei loro nonni e dei loro padri. Forse avrebbero bisogno di sentirsi dire dagli adulti più vicini a loro che sono meglio di quanto pensano di sé stessi e di come spesso li descrivono i mass media e gli adulti stessi. Si, proprio gli adulti, quegli esseri umani che mentre distruggono il pianeta e l’atmosfera terrestre, governano decine di guerre uccidendo i propri simili di ogni età e alimentano quotidianamente un individualismo sfrenato, sostengono che i giovani maschi odierni sono violenti e ansiosi a causa di internet, dei videogiochi e dei trapper.