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Condividiamo l’intervista di Valeria Pini a Matteo Lancini per La Repubblica su come vivranno il Capodanno e le feste gli adolescenti in questa annata così complicata.

Sarà un brindisi fra pochi bicchieri quello che ci porterà nel 2021. Una serata sottotono per i tanti ragazzi abituati a ballare fino a tardi fra decine di amici, a Capodanno. Un festeggiamento “silenziato” che segue feste di compleanno e diciottesimi fra una manciata di intimi. Per i ragazzi nei giorni del Covid tutto è cambiato. Gli happy hour in compagnia e i party rumorosi sembrano spariti per sempre. Qualcuno non sa ancora se per il 31 dicembre riuscirà a liberarsi dalla presenza ingombrante dei genitori. Perché il virus ha chiuso scuole e università blindandoli in casa, ma ha anche lasciato madri e padri in smart working fra le mura domestiche. Un controllo continuo 24 ore su 24. Sono sotto assedio. Da un lato c’è la mamma che bussa alla porta e dall’altro il video con il professore che interroga in camera da letto.

Ma a quanta libertà devono rinunciare questi giovani? “Per loro non è tanto l’assenza della festa a pesare ma il dover rinunciare al rapporto con i coetanei”, spiega Matteo Lancini, psicologo e psicoterapeuta di formazione psicoanalitica, presidente della Fondazione Minotauro di Milano e docente presso il Dipartimento di Psicologia dell’Università Milano-Bicocca.

Come mai è così importante il gruppo di amici nel momento della crescita?

“Non possono fare a meno della relazione fra pari, del valore dell’amicizia fra adolescenti. Gli amici sono le persone che li conoscono da tempo, che hanno scelto. I ragazzi sono abituati a sentire le esigenze degli adulti che, anche grazie alla legge sul divorzio, possono scegliere se stare con una persona o meno. Spesso, infatti, la fine di un matrimonio li coinvolge e loro si adattano a questi cambiamenti. Ma anche gli adulti devono mettersi in ascolto e rispondere alle loro esigenze. Hanno diritto anche loro di raggiungere un amico, anche se si trova in un’altra città. Il diritto di spostarsi per andare a trovare un nonno, un parente, dovrebbe essere accompagnato anche dalla possibilità di un giovane di fare un viaggio per incontrare amici che non abitano vicino a casa”.

Non si potranno fare feste con molte persone o cenoni. Quali potrebbero essere le alternative?

“Quando in Lombardia è stata creata la zona rossa, alcuni ragazzi hanno deciso di affrontare il lockdown insieme. Magari a casa di un amico o in un’abitazione estiva. Hanno creato delle micro comunità di adolescenti, a volte gestite da un adulto. Questo li ha aiutati a non essere completamente dipendenti da internet, a ritrovare una socialità fra coetanei anche per studiare insieme o fare i compiti. Questa scelta li ha liberati dall’obbligo, spesso imposto da noi adulti, di frequentare nonni o nuovi compagni dei genitori”.

Quindi niente adulti a Capodanno?

“Anche se sarà un Capodanno diverso, dovranno essere messi in condizione di passare una serata fra coetanei, con gli amici. L’amicizia è fondamentale quando ci si affaccia alla vita. Ha una funzione evolutiva. Non chiediamo ai teenager di passare il 31 con gli zii o i nonni”.

Oggi l’amicizia ha un valore diverso rispetto al passato?

“Oggi più che mai l’amicizia va celebrata e sostenuta. Sostiene i ragazzi di fronte alla crisi della figura paterna. Il “codice dei fratelli”, degli amici, è importante nella società dei figli unici. La relazione con gli altri aiuta a non diventare dipendenti dal web. Il gruppo è importante perché sollecita la competizione, la solidarietà. La rete non può dare tutto questo”.

I ragazzi seguiranno le restrizioni?

“Dovrebbero stare alle regole, come fecero nel primo lockdown. Sono stati dimenticati dalla politica e potrebbero contestare, ma non lo fanno. Qualcuno trasgredisce, ma la maggior parte di loro segue quanto viene chiesto”.

Cosa ha tolto e sta togliendo Covid ai ragazzi?

“Sta portando via non solo i riti simbolici, ma le relazioni con i coetanei. Non è il Capodanno o una festa che salta il problema. Fra l’altro ci dovremmo chiedere che festa sarebbe in un clima pesante come questo. Se escono trovano tutto chiuso. I maturandi hanno già rinunciato ai 100 giorni, ai viaggi in Interrail dopo la maturità. C’è chi non ha festeggiato i 18 anni, i 20. Eventi che in passato occupavano il tempo e i pensieri dei giovani. Riti di passaggio importanti per la crescita sono svaniti. Non hanno potuto attraversare questi momenti con i loro coetanei. Un problema visto che da tempo il rito iniziatico non è più in mano agli adulti, ma agli amici”.

Cosa vogliono i ragazzi della pandemia oggi?

“Per loro è più importante tornare a scuola o all’università, che celebrare il Capodanno. Devono ritrovare la socialità quotidiana, seppur ancora con la mascherina. Ora invece vivono come soffocante la continua presenza dei genitori. E l’insegnamento a distanza impone loro di fare vedere dove vivono, la loro intimità. Molti non avrebbero mai invitato a casa gli insegnanti o alcuni compagni di classe. Ora sono obbligati ad aprire questa finestra sulla propria vita”.

Cosa devono fare gli adulti per riparare questa situazione?

“L’epidemia e la paura del virus sono state traumatizzanti per i teenager che si affacciano alla vita. Ma possiamo superare questa situazione considerandoli come interlocutori adulti e non più come bambini. Dobbiamo valorizzare le loro rinunce che in questi mesi sono state numerose. Dovremo aiutarli a voltare pagina e solo così si potrà motivare il loro sacrificio”.

Siamo ancora in tempo?

“I ragazzi usciranno traumatizzati più dalle reazioni scomposte degli adulti che non dal dover accettare di convivere con un’epidemia che ha tolto loro molte libertà. Hanno visto chiudere le scuole un’altra volta, dopo che erano stati acquistati i banchi per il distanziamento. Hanno accettato che, in gran parte per il problema dell’inadeguatezza del trasporto pubblico, le lezioni si sarebbero fatte a casa. Un danno per loro che non escono più e passano ore seduti davanti al computer. I ragazzi soffrono per le scelte degli adulti spesso fintamente autorevoli. Ma sono qui a giudicarci. Se li deluderemo questo avrà effetto sulle loro vite”.

 

Fonte: La Repubblica