Condividiamo l’editoriale di Loredana Cirillo per d La Repubblica.
Ho scelto una casa a metà strada tra mio padre e mia madre che vivono separati da sempre. Riconosco solo ora che anche in questo mi sono collocato a metà, per fare contenti tutti. Oggi sento che dentro di me c’è qualcosa che scoppia, pronto a uscire e a dire basta, a tutti e tutto. Ho passato la vita a fare bene, a fare quello che andava fatto, ad accontentare gli altri. Non so dove sono, non so più chi sono. Io devo ritrovarmi, o forse sarebbe meglio dire trovarmi, perché non ho mai potuto sentire quello che davvero volevo essere.
Lucio è un giovane adulto di 26 anni che, come molti suoi coetanei, arriva alla soglia dell’età adulta dovendo mettere mano alla propria identità e al proprio futuro per dargli una strada davvero praticabile. Una direzione giusta per sé, che lo faccia sentire protagonista della propria esistenza e non più realizzatore del sogno degli altri. Un sogno bellissimo per il quale lui ha dedicato, senza che nessuno lo obbligasse, tantissime energie. Ma ora tutto questo sembra non avere più significato. Per Lucio è giunta l’ora di dare alla sua vita un significato personale, soggettivo, autentico. Per troppo tempo si è nascosto dentro una corazza, ha creato un falso sé che gli permetteva di raggiungere grandi obiettivi capaci di far contenti gli altri ma solo in apparenza sé stesso. Lo smarrimento è grande, ma non si torna indietro.
La crisi evolutiva in cui inciampano molti giovani adulti corrisponde all’incontro con l’inesorabile verità del Sé che nella vita chiede conto prima o poi. Non è facile costruire sé stessi. Abituarsi a legittimare i propri vissuti e sentimenti più autentici è un lavoro faticoso, spesso anche doloroso, perché implica non solo capirci qualcosa dentro il caos di se stessi, ma rinunciare a far contenti gli altri a cui magari si vuole tantissimo bene, ma che non è più tempo di accontentare come quando si era bambini.