Condividiamo l’intervista di Rita Balestriero a Laura Turuani per Repubblica.it
Era il 1991 quando Douglas Coupland scrisse Generazione X, considerato l’istantanea più a fuoco dei ragazzi dell’epoca. Sparito dalle librerie, è tornato in questi giorni curato da Matteo B. Bianchi per Accento Edizioni, anche in versione audio per Storytel. E magari sarà un caso, ma contemporaneamente la psicoterapeuta Laura Turuani ha presentato Le Schiacciate (Solferino), un saggio che racconta le cinquantenni di oggi – cioè le ex ragazze di allora. L’ha scritto partendo da un’urgenza, perché queste donne lei le conosce molto bene: sono le sue amiche, ma anche le mamme degli adolescenti che incontra ogni giorno nello studio dell’istituto Minotauro di Milano. Di madri aveva già scritto qualche anno fa indagando la maternità dal momento in cui compare la linea rossa nel test di gravidanza fino all’adolescenza in Mamme Avatar (Rizzoli).
Le Schiacciate è il seguito?
“In un certo senso sì, ma non si parla di adolescenza”.
Le protagoniste sono le mamme degli adolescenti.
“Esatto. Le mamme dei miei pazienti, le mie amiche, le mie colleghe. Siamo una generazione di donne che ha introdotto grandi cambiamenti, ma ha fatto tutto senza modelli, andando avanti per prove ed errori. Molte di noi, per dire, sono arrivate alle mestruazioni senza saperne nulla. In casa non se ne parlava. Sempre noi, poi, abbiamo vissuto una maternità idealizzata: ora se ne parla in modo completamente diverso, le ragazze arrivano preparate. Per non parlare della menopausa”.
Allora parliamone.
“Partiamo da una premessa: le cinquantenni di oggi sono multitasking, perfezioniste, iper controllanti. Improvvisamente, con la menopausa sentono crollare tutto. Ma nessuno le aveva avvertite, perché la menopausa è ancora un tabù”.
Dice davvero?
“Assolutamente, lo vedo di continuo, per esempio quando una donna si trova in una riunione e le viene una vampata. Fa di tutto per non darlo a vedere, si vergogna di dire apertamente quello che le sta accadendo. Nel libro parlo delle tre M: menarca, maternità e menopausa. Questi sono tre momenti fisiologici nella vita di una donna, non rappresentano di per sé un problema, però sono fasi molto sfaccettate che richiedono vicinanza tra donne, una sorta di confronto nel confronto perché la solitudine può essere pericolosa”.
In che senso?
“Nessuno spiega alle donne che cosa può succedere al nostro corpo. E così ci troviamo a provare sintomi –per esempio non dormire più, vivere stati di ansia e stanchezza inedita… – che possono spaventare. Le dico solo che un’amica è andata a farsi il test dell’Alzheimer. Il climaterio può durare anche anni, quindi è importante capire cosa ci stia succedendo perché non passa velocemente. Parlarne e confrontarsi magari non risolve il problema, ma aiuta ad affrontarlo”.
Nel libro, infatti, insiste sulla forza della consapevolezza.
“Sapere ci permette di unire i puntini, di cogliere i segnali, eventualmente di farsi aiutare. Sapere che quello che sta accadendo è fisiologico cambia molto il modo in cui lo si affronta. Sono una grande sostenitrice del potere della sorellanza, quella capacità straordinaria, salvifica e profonda che abbiamo noi donne di starci accanto. Non tanto perché si trovino soluzioni, ma perché alimenta il confronto, aiuta a mantenere lucidità, è una sorta di fattore di protezione”.
Il suo libro si rivolge solo alle madri?
“In realtà no, perché ogni capitolo si apre e si chiude. Ognuno contiene delle storie di donne e non tutte sono madri. Il mio obiettivo è sempre stato quello di scattare una fotografia lucida su un momento unico e irripetibile”.
In che senso?
“Noi cinquantenni siamo state le prime a fare i figli così tardi anticipando un trend che continua: in Italia l’età media per fare il primo figlio è 32, ma siamo il Paese con più neomadri ultraquarantenni d’Europa. Ecco perché ci siamo ritrovate ad affrontare la menopausa mentre i nostri figli entrano nell’adolescenza e i nostri genitori – che magari ci avevano aiutati fino a quel momento quasi fossero un ammortizzatore sociale – iniziano ad avere bisogno di noi perché la vita si sta allungando”.
Epperò parla anche alle donne più giovani.
“Mi piace pensare a questo libro anche come un messaggio per le nuove generazioni, per raccontare loro cosa abbiamo capito dai nostri errori: dal lavoro alla famiglia, passando per il nostro corpo, l’amicizia e l’amore. È un po’ come se, dopo una vita passata a correre, finalmente fosse arrivato il momento di rallentare e di usare l’esperienza accumulata per guardare in modo nuovo al passato, al presente e al futuro”.