Gli adolescenti odierni non sono più trasgressivi, sanno benissimo di non essere onnipotenti, si sono responsabilizzati davanti ad adulti confusi, fragili, pieni di contraddizioni. Poi è arrivato il lockdown e da quel momento internet, che fino al giorno prima era chiamato dipendenza da genitori e insegnanti, è diventato obbligatorio.
La pandemia e internet non sono la causa dei disagi degli adolescenti odierni. L’emergenza sanitaria ha esacerbato una sofferenza già esistente nei ragazzi e nelle ragazze, mentre le esperienze di socializzazione e gioco virtuale non rappresentano, quasi mai, una dipendenza anti-evolutiva.
Internet e la pandemia sono gli schermi dove si proiettano le contraddizioni e le povertà educative di adulti sempre più fragili. Famiglia, scuola, istituzioni che, negli ultimi anni, hanno sostenuto l’adultizzazione dei bambini per poi infantilizzarli con l’ingresso in adolescenza.
Madri, padri, insegnanti e diversi altri ruoli adulti di riferimento appaiono oggi in palese difficoltà nell’intercettare i segnali di un dolore sempre più inesprimibile, in una società che promuove individualismo e competizione e che tende a rimuovere gli inciampi, i fallimenti e i dolori inevitabilmente connessi ai processi di crescita.
Così i disagi espressi attraverso l’attacco al corpo si manifestano in modo sempre più marcato, come testimoniato dalla crescente diffusione dei disturbi della condotta alimentare, del ritiro scolastico e sociale, dei gesti autolesivi e dei tentativi di suicidio.