Femminicidi: “Disinteresse per il sesso e ritiro sociale. Così i maschi fragili diventano violenti” – intervista a Matteo Lancini su Il Fatto Quotidiano

Segnaliamo l’intervista a Matteo Lancini, psicologo e psicoterapeuta, presidente della Fondazione Minotauro di Milano, pubblicata il 3 aprile 2025 su Il Fatto Quotidiano, a cura di Silvia D’Onghia.

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“Disinteresse per il sesso e ritiro sociale. Così i maschi fragili diventano violenti”

“Abbiamo i maschi violenti, ma anche un fenomeno incredibile fino a poco tempo fa: il sesso che non interessa e il ritiro sociale maschile. Se continuiamo ad andare nelle scuole per dire ai ragazzi cosa devono provare, continueremo a impedire loro la formazione di un’identità in un mondo che non è più quello di noi genitori”. Matteo Lancini è psicologo, psicoterapeuta e presidente della fondazione Minotauro di Milano. Insegna presso il dipartimento di Psicologia dell’Università Bicocca di Milano e presso la facoltà di Scienze della formazione della Cattolica. È in libreria con il suo ultimo lavoro, Chiamami adulto. Come stare in relazione con gli adolescenti (Raffaello Cortina editore).

Professore, degli ultimi due femminicidi, quello di Ilaria Sula e di Sara Campanella, colpisce l’età molto giovane dei due presunti assassini. Si è dato una spiegazione?

Io sono cresciuto con una madre femminista assediata dalla polizia e un padre che mi teneva a casa. Per anni abbiamo lavorato sulla costruzione dell’identità femminile, che molti risultati ha portato. Ma oggi i ragazzi, maschi e femmine, devono costruire un’identità in un mondo nuovo. Non dico che il patriarcato non esista più, dico che esiste pure una nuova modalità di costruzione della relazione con l’altro.

Per cui dovremmo andare nelle scuole a fare educazione di genere?

Non basta lavorare sulla prevenzione come se fossero dei “delitti passionali” di epoche e culture passate. Dobbiamo avere il coraggio di entrare a scuola smettendola di pensare a interventi didattici. La didattica mette a tacere le emozioni e significa, per noi, non ascoltare cosa vuol dire costruirsi un’identità in questo mondo.

Così i ragazzi se la formano sui social.

O decidiamo di vietare i social dagli O agli 80 anni, o vietarli ai 16 non ha senso. Viviamo tutti sui social, lanciamo sui social appelli affinché si vietino i social agli adolescenti. È una buffonata. Su Internet i ragazzi vanno a ri-durre la sensazione di solitudine che sperimentano come persone “non significative”.

Quali sono le tematiche su cui bisogna lavorare?

La recessione della sessualità e il ritiro sociale maschile.

Non interessa il sesso, nonostante lo apprendano spesso dalla pornografia?

A questi giovani non interessa compenetrare il corpo dell’altro, ma la mente. Il corpo come motore della crescita è il corpo estetico. Parlerei di pornografizzazione delle emozioni. Cosa succede, allora, quando l’altro ti toglie lo sguardo? E tu che lo stai togliendo sei disposto a perdere il ruolo di re o regina nella mente dell’altro? Pensiamo che lasciarsi sia una cosa semplice, non lo è mai stata. Allora dovremmo lavorare su cosa significa la fine di un rapporto. E prendere atto del fatto che la coppia a breve non esisterà più. Incontro coppie giovani che si lasciano perché fuggono da quella che definiscono “dipendenza affettiva”. Vengono costretti dalla società a fare progetti individuali. Sono gli stessi genitori a spingerli a questo.

E da qui il ritiro sociale dei maschi?

Quando vedi cadere lo sguardo dell’altro che ti aveva illuso di avere valore, arriva un vuoto devastante. Molti maschi si suicidano. Sono nuove forme di disperazione. Lavoro da anni con ritirati sociali: spesso davanti a una fragilità abbassano lo sguardo, poi seguono online gruppi neonazi.

Mi viene in mente la serie Adolescence.

Il più grande messaggio di quella serie non riguarda tanto gli incel, la misoginia, la violenza in Rete, ma l’assenza di un adulto significativo.

Quindi cosa dovremo fare?

Sederci a tavola e chiedere ai nostri figli: “Come vanno le tue ricerche su Internet?”. Siamo in grado di educare al digitale? Vietiamo i cellulari e l’AI a scuola. Costruiamo un mondo che va da una parte e cerchiamo di impedire ai ragazzi di costruirsi un’identità in questo mondo.