Condividiamo il podcast di Paolo Benecchi con l’intervista a Matteo Lancini per Il Sole 24 Ore.
C’è un termine giapponese che definisce i giovani che si chiudono in casa e non vogliono più saperne nulla di uscirne. Hikikomori. Ma chi sono e perché questi ragazzi decidono di scomparire In Italia ci sono circa 54mila studenti di scuola superiore che si rifugiano nella loro stanza e rifiutano la scuola. Il nuovo episodio del podcast Vie di Uscita, prodotto da Il Sole 24 ore e Radio 24, racconta la storia di Paolo, un ragazzo di sedici anni che abita in un paese vicino a Lecco.
Paolo si è rifugiato nel suo cono d’ombra e non vuole uscirne. Manda solo qualche segnale di vita ai suoi genitori e passa il suo tempo con chi come lui ha scelto di avere soltanto amici virtuali incontrati sulla rete. Notte e giorno invertiti, computer sempre acceso soprattutto quando la sua famiglia dorme. Ma la strada che ha scelto per isolarsi dal mondo non è quella che lo porterà a star meglio. Matteo Lancini, psicoterapeuta dell’età evolutiva, spiega come Il fenomeno del ritiro sia una modalità di suicidarsi socialmente nel momento in cui invece bisognerebbe, al contrario, nascere socialmente e nelle relazioni.
«I ritirati sociali nell’età adolescenza – racconta Lancini – si svegliano tendenzialmente quando finisce la scuola dei loro coetanei, intorno all’una alle due. Incominciano a vivere quando i loro compagni vanno a farsi lo spritz finita l’università ed è una cosa che riguarda la loro dinamica difensiva inconsapevole. E poi c’è sempre il terrore di incontrare gli altri, lo sguardo di ritorno che alimenta la vergogna e il senso di inadeguatezza».
Spesso si è portati ad attribuire la responsabilità di tutto questo alle nuove tecnologie ma questa storia racconta come internet non è la causa del loro disagio e neanche un loro nemico. È piuttosto un alleato, uno strumento di difesa che evita il crollo psicotico quando il dolore è così forte che non ci sono alternative. In molti casi togliere i videogiochi è un intervento che peggiora la salute mentale dei ragazzi.
«Il grosso della sparizione dei ritirati sociali – continua Lancini – avviene nel biennio delle secondarie dove abbiamo il mare magnum della dispersione. È proprio un’idea di crollo dell’ideale che fa provare ai ragazzi un dolore talmente profondo che spinge a salvarsi rifugiandosi in rete. Alcuni sono molto inibiti, chiusi, a volte seguono gruppi estremi in rete. Sono violenti e mettono in scena anche le parti più rabbiose del proprio carattere, aspetti che hanno molto represso».
La ricerca della via d’uscita è complicata e non scontata. Per raccontare Paolo centrali sono le parole di suo padre e di sua madre, le figure che in questi duri anni di isolamento combattono tenacemente per riportare Paolo su una strada che gli permetta di trovare pace. La storia di Paolo è nel podcast Vie di Uscita. Quarto episodio. I ritirati. La generazione che vuole scomparire.
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