“il disagio adolescenziale è anche figlio della fragilità degli adulti” – AZIONAMENTI intervista Matteo Lancini

Segnaliamo l’intervista realizzata da Azionamenti a Matteo Lancini, psicologo e psicoterapeuta, presidente della Fondazione Minotauro. Un’occasione per ascoltare alcune riflessioni sul mondo adolescenziale contemporaneo, tra scuola, adulti e nuove sfide educative.

👉 Leggi l’intervista completa:

https://azionamenti.org/notizia/intervista-matteo-lancini-psicologo-e-psicoterapeuta

L’intervista è stata realizzata nell’ambito del progetto “Azionamenti. Laboratorio di possibilità”, un progetto di Fondazione Cariplo.


Matteo Lancini, psicologo e psicoterapeuta: “il disagio adolescenziale è anche figlio della fragilità degli adulti”

Intervista a Matteo Lancini, psicologo e psicoterapeuta, presidente della Fondazione “Minotauro” di Milano e docente presso il Dipartimento di Psicologia dell’Università Milano-Bicocca e presso la facoltà di Scienze della formazione dell’Università Cattolica di Milano.

Psicologo e psicoterapeuta, di formazione psicoanalitica, Matteo Lancini è presidente della Fondazione “Minotauro” di Milano e docente presso il Dipartimento di Psicologia dell’Università Milano-Bicocca e presso la facoltà di Scienze della formazione dell’Università Cattolica di Milano. Autore di numerosi libri divulgativi sul tema dell’adolescenza e del rapporto con i genitori, come “Chiamami adulto. Come stare in relazione con gli adolescenti” (pubblicato il 25 marzo 2025), “Sii te stesso a modo mio. Essere adolescenti nell’epoca della fragilità adulta” e “Figli di Internet. Come aiutarli a crescere tra narcisismo, sexting, cyberbullismo e ritiro sociale”, si occupa da anni di progetti di prevenzione, interventi nelle scuole, ricerca e formazione sui temi del disagio e delle fragilità giovanili.

Dottor Lancini, quali sono i fattori esterni che possono influenzare il percorso scolastico e portare a un rischio di abbandono da parte dei più giovani?

Una delle convinzioni più radicate nella nostra società è che il successo scolastico sia direttamente proporzionale al benessere individuale degli studenti e che l’insuccesso sia, di conseguenza, il segnale di un profondo malessere. Nella mia esperienza, tuttavia, succede spesso il contrario: gli adolescenti intelligenti, sensibili, che si rivolgono alla Fondazione Minotauro sono ragazzi e ragazze che solitamente ottengono buoni voti e, al tempo stesso, convivono con un malessere che diventa ogni giorno più insostenibile. L’ambiente scolastico, purtroppo, può essere un luogo che genera ansia da competizione e disturbi dell’umore e coloro che decidono di abbandonarla possono farlo, in alcuni casi, per tutelare la propria salute mentale.

Da dove nasce questa difficoltà della scuola nel fare i conti con il malessere e l’allontanamento delle nuove generazioni?

Da tempo gli insegnanti non sono più i detentori assoluti del sapere. La scolarizzazione di massa, la Rete, l’intelligenza artificiale sono fattori che rendono sempre più arduo mantenere in vita un modello di trasmissione del sapere unidirezionale. In questo contesto, il conflitto tra i nuovi dispositivi e i nuovi metodi di accesso alla conoscenza – come gli smartphone, come gli strumenti di intelligenza artificiale – e la difficoltà di introdurli nella quotidianità scolastica risultano contradditori agli occhi dei ragazzi. Nel nostro Paese ci sono milioni di professionisti che si servono dell’intelligenza artificiale per aumentare le proprie conoscenze e farsi aiutare nel proprio lavoro, inclusi i docenti universitari, ma gli unici ad essere accusati di essere dei copiatori seriali sono solo gli studenti e le studentesse. Allo stesso modo, la scuola requisisce quegli stessi smartphone che i genitori, gli insegnanti e la maggioranza degli adulti utilizza 24 ore su 24, anche durante l’orario di lavoro. Questa dissociazione tra la scuola e la vita, tra modalità di studio di un tempo e le nuove forme di accesso alla conoscenza è conseguenza di contraddizioni irrisolte di cui gli adolescenti si devono dibattere, senza capirne il motivo.

Qual è il ruolo degli adulti e delle famiglie nel malessere dei più giovani, e quale dovrebbe essere un modo diverso di approcciarsi ai loro bisogni?

Non è possibile, oggi, identificare un unico “colpevole” per i comportamenti devianti e le fragilità dei ragazzi: non la musica trap, non i videogame, neppure Internet e i social, che spesso rappresentano un rifugio e una via di fuga rispetto a situazioni di disagio generate e amplificate dalle fragilità degli adulti. In un mondo attraversato da conflitti che continuano a riprodursi, da crisi climatiche, da violenze di ogni genere, pervaso da comportamenti egoistici e modelli di comportamento individualisti, il disagio adolescenziale è anche una conseguenza della fragilità degli adulti e delle scelte che gli adulti hanno compiuto senza renderne conto ai più giovani. Legittimare le emozioni dei figli, anche quelle più disturbanti, non vuol dire dar loro ragione, sempre e comunque, ma semplicemente riconoscere che non possono affrontare queste difficoltà da soli e che le loro aspirazioni e i loro bisogni non sono la copia dei nostri.