Condividiamo l’intervista di Gabriella Cantafio a Laura Turuani per Vanity Fair.
Nate tra il 1965 e il 1980, appartengono a quella che in America viene definita Generazione Sandwich: sono le donne che, oggi, hanno circa 50 anni e si trovano dinanzi a un incrocio irripetibile di passaggi cruciali della vita, tra i figli adolescenti, l’arrivo della menopausa e i cambiamenti del corpo, le asperità del lavoro e i genitori anziani, sempre meno autonomi e più bisognosi di aiuto.
A raccontarle nel libro Le schiacciate, edito da Solferino, è Laura Turuani, psicoterapeuta dell’Istituto Minotauro di Milano, che parte dalle testimonianze raccolte durante la sua carriera per analizzare questa condizione femminile e illustrarne l’impatto psicofisico. «Oltre ad appartenere anch’io a questa generazione, lavorando con gli adolescenti ho contatto quotidiano con i genitori, spesso con madri che si mettono in discussione. Così, ho avuto modo di percepire una stanchezza inedita in queste donne che, diventate madri tardi perché prima hanno investito tempo, energia e soldi in altri ruoli, si trovano a dover affrontare il peso di essere allo stesso tempo madri, mogli, figlie, senza alcun cedimento».
Per questo le definisce letteralmente “schiacciate”.
«Esattamente, sono schiacciate dalla molteplicità dei pesi, aggravata dalla società dell’ipercontrollo che ci chiede di essere sempre multitasking e performanti. Per tale motivo, queste donne temono di non essere adeguate. Hanno “superpoteri”, ma avvertono il peso della responsabilità».
Anche perché sono protagoniste di una transizione complicata, contraddistinta dalle grandi conquiste del ’68, ma di altrettanta confusione a causa della mancanza di modelli di riferimento.
«Le madri delle donne della Generazione X hanno proceduto nella direzione della rinuncia dettata dalla cultura patriarcale. Noi, invece, abbiamo cercato di stravolgere leggi non scritte, antiche e stratificate nella generazione precedente che, nella maggior parte dei casi, ci ha lasciato approdare all’adolescenza senza alcun cenno di educazione sessuale, né a scuola né a casa. Le “schiacciate” sono giunte alla maternità cariche di aspettative melense che lasciavano poco spazio all’ambivalenza e molto al senso di colpa. Anche la menopausa per loro è stato un tabù. Hanno proceduto per prove e errori, correndo per arrivare dappertutto. Oggi sono diventate il modello di una rivoluzione silenziosa: non sono scese in piazza, ma hanno portato avanti un movimento che, se ancora non ha prodotto cambiamenti, almeno ha messo in luce falle del sistema».
Anche in ambito lavorativo?
«Sono state le prime a crescere dando per scontato il diritto/dovere di lavorare, difendendo le stesse ambizioni e opportunità dei colleghi. Con grande ottimismo, si sono inserite in un contesto lavorativo prettamente maschile, sperimentandosi in tutti gli ambiti, ma ben presto si sono rese conto di non essere così attese, in un mondo immobile da troppi decenni. Da qui scaturisce il senso di stanchezza: premono di meno l’acceleratore della professione, procedono per inerzia, a velocità limitata, forse per il timore di rimanere senza benzina, paradossalmente più in preda alle insicurezze che alla solidità».
«Dopo una vita vissuta di corsa, ci si può consentire di rallentare e usare l’esperienza accumulata per guardare in modo inedito passato, presente e futuro. Sostenute da una maggiore consapevolezza e un’autostima finalmente ritrovata, possono raggiungere un nuovo equilibrio, con una maggiore centratura su sé stesse».
In tal modo si può superare anche il timore del cambiamento del corpo?
«In questa fase della vita, in cui le madri, spesso, si trovano ad affrontare il complesso periodo della menopausa, da alcuni definita come una seconda adolescenza proprio per il subbuglio ormonale che provoca, la paura di invecchiare porta alla ricerca affannosa di soluzioni per allontanare il declino. Nella nostra società narcisistica, tante donne ricorrono alla chirurgia estetica e a un abbigliamento casual per illudersi di sembrare più giovani, ma bisogna ben comprendere che il tempo non si può fermare, invecchiare è un privilegio e non è soltanto una questione di estetica. Si deve imparare a fare i conti con l’ombra della morte che fa tanta paura».
Il corpo e le sue trasformazioni, infatti, sono il filo conduttore del confronto tra donne, durante quelle che vengono definite le tre «M»: Menarca, Maternità e Menopausa.
«Ben vengano il confronto e la solidarietà tra donne. La solitudine, in queste fasi di cambiamento psicofisico, può rivelarsi pericolosa facendo scaturire sintomi ansiosi-depressivi. Per tale motivo sostengo sia fondamentale instaurare un legame di sorellanza tra donne che, in tal modo, non si sentono sbagliate né tantomeno le uniche ad affrontare questi momenti di fatica, ma trovano rifugio nel dialogo, nel conforto del confronto. Senza tralasciare l’importanza del sostegno della società, dei compagni di vita, per intraprendere un percorso di rinascita, senza più la paura di perdere pezzi».