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Condividiamo l’articolo del Laboratorio Cultura Bologna sul nuovo testo di Laura Turuani “Le schiacciate”, edito da Solferino.

Entrando in una libreria, ci sono scaffali e scaffali di saggistica, di manualistica, di libri che ” insegnano”. Ci insegnano come studiare, come organizzare un matrimonio perfetto, come cercare un figlio, come allevarlo, come sopravvivere al mestiere di genitori, come trovare, cambiare, mantenere un lavoro…e si potrebbe andare avanti all’infinito.

Ma un libro che dia indicazioni su come sopravvivere al tanto controverso ed utilizzato in modo improprio “giro di boa” dei cinquant’anni…beh finora non c’era. Eh sì, perché anagraficamente, il giro di boa inteso come due lustri già passati e due ancora (auspicabilmente) da vivere, esiste. Le statistiche parlano chiaro. Si vive più a lungo, si vive – dicono – meglio.

E come arrivano le donne a questo “giro di boa”? Ci arrivano immerse in una realtà completamente nuova rispetto alle loro madri: hanno figli adolescenti, mandano avanti una casa spesso da sole (anche qui le statistiche parlano chiaro: in Italia la distribuzione del lavoro domestico è ancora sbilanciato sulle donne) e lavorano. Certo, inutile negarlo, lavorano anche perché l’hanno scelto, ma spesso devono continuare a farlo, perché non ci sono alternative e allo stesso tempo ora hanno anche i genitori, che, all’incirca 75enni, affrontano – in quella che ora viene definita con un termine nuovo la quarta età – le prime difficoltà, le prime malattie, le prime solitudini da vedovanza, dopo aver accudito i nipoti e aver fornito una palese alternativa “lenta” alle cinquantenni che negli ultimi vent’anni ( almeno) hanno corso, sono state in affanno, arrivando a recuperare i figli dai nonni con la borsa del PC, le buste della spesa…e un’ultima mail da inviare dopo aver preparato la cena (quando non lo fanno….durante!).

Ecco perché è importante parlarne e lo ha fatto magistralmente Laura Turuani – psicologa e psicoterapeuta all’Istituto Minotauro di Milano, da sempre in prima linea accanto agli adolescenti e quindi ai loro genitori – nel suo libro “Le schiacciate. Vivere i cinquant’anni a testa alta tra lavoro, figli adolescenti e genitori anziani”.

Appena uscito per l’editore Solferino, il libro è stato presentato dall’ autrice martedì 4 giugno presso la Libreria Mondadori di piazza Duomo a Milano. Presenti anche Rita Balestriero ( giornalista di Repubblica, per la quale cura sulla rivista “D ” la rubrica ” Genitori equilibristi”)  e Claudia De Lillo ( più nota con lo pseudonimo di Elasti, giornalista, scrittrice, conduttrice radiofonica e blogger).

Il libro di Turuani vuole essere la fotografia di una generazione, di quella generazione X, nata tra il 1965 e il 1980, che – per la prima volta nella storia – si trova a vivere una realtà che prima non c’era, con accanto i figli ( ancora ) adolescenti, messi al mondo dopo i trent’anni se non oltre, ma anche con i genitori, settantenni, per i quali è stata coniata la definizione  di “quarta età”. E’ una generazione sandwich e in questa realtà le cinquantenni oggi faticano a trovare una definizione per se stesse: non vogliono più quello a cui aspiravano dieci anni prima, hanno paura dell’adesso e del domani e si sentono letteralmente schiacciate.

La donna di cui parla Turuani è la stessa mamma avatar, di cui lei aveva già parlato in un suo libro scritto a quattro mani con Davide Comazzi: “sempre di corsa, accelerata, se non nel passo, certamente nel pensiero. Redige liste continue di cose da fare, mentali, cartacee o digitali, le accumula e poi nella maggior parte dei casi non le legge, perché, in realtà, non riesce a fare a meno di pensarle: le ha sempre in testa, come i ritornelli delle canzoni che si sentono di prima mattina e restano in mente per tutto il giorno”.

Turuani nel suo libro porta numeri, statistiche, esempi, storie, racconti, in un’analisi asciutta ma precisa, delicata ma tremendamente reale di queste nuove donne, nate tra la metà degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Ottanta, che hanno corso per tutta la vita, cercando sempre di dare il meglio, e ora si sentono travolte, stravolte, arenate, (s)finite. Il comune denominatore resta solo uno, ed è quello della perdita: della giovinezza, del vigore, del sex appeal, della sicurezza di sé e della progettualità.

Sono donne che si trovano a portare avanti tanti ruoli, con pochi modelli a cui fare riferimento, figlie come sono della generazione ” prima il dovere e poi il piacere”. Le loro mamme – dall’alto della loro età – non perdono occasione per dire loro che hanno più rughe di ieri. Per le loro figlie non vogliono l’attuazione di una dinamica per sottrazione, non vogliono che debbano scegliere il lavoro o la famiglia o altro com’era nel passato.

E al loro fianco, gli uomini. Che non sanno nulla. Questo è uno degli obiettivi di questo libro: far sapere al mondo e agli uomini in particolare, che cosa succede a queste donne, dir loro che di climaterio, menopausa, stanchezza si può parlare e che – soprattutto – le donne insieme non solo si sentono meno sole, ma anche meno sbagliate. La condivisione, la sorellanza: ecco l’unico modo per sopravvivere a questo difficile momento di cambiamento, in cui la montagna è stata scalata e, dice De Lillo, da lassù si vede solo la meravigliosa vertigine di una libertà che la donna non ha rubato a nessuno!

All’interno di questo senso di lutto che, al momento, può sembrare definitivo, si possono intravedere aperture insperate se il lutto viene colto, capito, relativizzato: un’apertura tra tutte, quella della sorellanza, ” il gruppo monosessuato che specialmente per le femmine è un vero e proprio laboratorio, microclima, incubatore di passaggi e debutti, di collaudi e sperimentazioni”, perché ” la rete amicale e in particolare il gruppo monosessuale femminile, alimentano il confronto, sviluppano il senso critico, alleviano le fatiche, consentono di mantenere la lucidità e permettono di sentirci meno perse davanti alle sfide che ci attendono.”

Treccani definisce la sorellanza reciproca solidarietà tra donne, basate su una comunanza di condizioni, esperienze e aspirazioni. E ben definisce queste donne, Irene Renei, che Turuani cita a pieno titolo nel suo saggio:

“A cinquant’anni non le sopporti più le costrizioni. Non sopporti il reggiseno troppo stretto, le cene obbligate con la cognata che controlla la polvere nei tuoi angoli, i tacchi alti sui sampietrini e i sorrisi di circostanza. A cinquant’anni non hai più voglia di dimostrare. Sei quella che sei, le cose che hai fatto e quelle che ancora vuoi fare. Se agli altri va bene, bene. Altrimenti è così lo stesso.  A cinquant’anni non importa se hai avuto o non avuto figli. Sarai comunque madre: di tua madre, di tuo padre, di una zia rimasta sola, del tuo cane o di un gatto spelacchiato che hai raccolto per strada. E se tutto questo non ci sarà, sarai madre di te stessa. Perché con gli anni avrai imparato a prenderti cura di un corpo che finalmente ami, nel suo divenire sempre più imperfetto solo agli occhi degli altri. Che chi se ne importa se metà armadio ha la taglia sbagliata.”

“L’importante è che la schiena non scricchioli troppo quando ti alzi, che toccandoti il seno non si sentano palline e che le mestruazioni finalmente diventino un problema degli altri. A cinquant’anni hai voglia di libertà. Libera di dire di no, libera di stare in pigiama tutta la domenica, libera di sentirti bella per te e non per gli altri. Libera di camminare da sola: chi ti ama starà al tuo passo, degli altri chi se ne frega.  Sarai libera di cantare a squarciagola in auto anche se al semaforo ti guardano male. Non avrai più registri di classe da controllare ne’ chat di mamme da sopportare. Avrai sogni come a vent’anni e chiederai tempo ad ogni dio per realizzarne ancora. Ti sarai spogliata per gli uomini che hai amato e delle insicurezze che ti facevano tremare. E ora, proprio ora che metà vita l’hai mangiata a bocconi grandi e di fretta, troverai la voglia di assaggiare piano tutto lo zucchero e il sale dei giorni davanti a te.”

Il messaggio di Turuani è in fin dei conti non solo di comprensione verso le schiacciate, ma anche un messaggio per le figlie “Qualunque sarà la loro soggettiva risposta, io credo che l’eredità che la generazione X può lasciare alle Millenial e alla Generazione Z sia la consapevolezza che si può ANCHE invecchiare, quando il tempo di farlo arriva, se non con gioia, quantomeno con vitalità e senza sensi di colpa.”

Dobbiamo solo, aggiungiamo noi, tutelare le nostre energie.