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Condividiamo l’editoriale di Matteo Lancini per La Stampa.

Le ricerche e gli episodi di cronaca ci restituiscono dati allarmanti sulla violenza giovanile e, in particolare, sulla violenza di genere. Il contrasto alla violenza sul corpo femminile, in nome del possesso e della prevaricazione maschile, dovrebbe essere affiancato da riflessioni più ampie sul senso della violenza che alimenta le azioni delle giovani generazioni. Sempre più spesso la violenza, e non solo quella di genere, avviene a favore di una moderna telecamera detta smartphone. I terribili casi estivi di Palermo e Caivano testimoniano come la violenza sessuale perpetrata ai danni di giovani coetanee riguardi l’abuso e la sottomissione dell’altra come testimonianza di un proprio valore, da rendere visibile a un popolo sempre più ampio, oggi raggiungibile tramite la diffusione via internet della propria disperata e terribile impresa di gruppo. Lo smartphone volontariamente acceso in modalità video, ci dovrebbe costringere ad organizzare e realizzare, in modo sempre più capillare, interventi a scuola di prevenzione e di educazione affettiva e sessuale, al fine di contrastare le terribili ricadute di una società adulta governata più che dalla pornografia, dalla pornografizzazione di tutto. La caduta del confine tra esperienza privata ed esperienza pubblica, la prevaricazione e la violenza come forme di popolarità, insieme agli straordinari cambiamenti intervenuti grazie alla opportunità offerte dalla procreazione assistita, richiedono la competenza di adulti sempre meno ideologici e sempre più capaci di identificarsi con le nuove forme della crisi adolescenziali e delle costruzioni identitarie maschili e femminili. Gli adolescenti odierni crescono in balia di un mix esplosivo di retaggi del passato, attuali stereotipi di genere e novità introdotte dalla società liquida, fluida e iperconnessa. La relazione con il proprio corpo, l’accoppiamento sessuale, il concetto di coppia e, quasi sicuramente, anche quello di famiglia sono destinati a subire delle modifiche senza precedenti nei
prossimi anni. In questo quadro, noi adulti invece di utilizzare la scuola come luogo di prevenzione, di contrasto alla mercificazione e pornografizzazione del corpo femminile, ci limitiamo a spegnere il collegamento internet a scuola e a impedire che qualcuno affronti, nell’unico luogo che attualmente può contrastare il potere orientativo ormai smisurato di coetanei e internet, il tema dei temi, di oggi e di domani: l’educazione affettiva, relazionale e sessuale. I genitori odierni dovrebbero sostenere questi interventi scolastici, intendendoli come fondamentali aspetti integrativi dell’educazione affettiva, relazionale e sessuale proposta in famiglia, non contrastare l’ingresso di specialisti a scuola nel convincimento che qualcuno contamini e corrompa le giovani menti e i sani valori dei propri pargoli nel momento in cui diventano adolescenti. I cattivi maestri sono altri e sono in azione, quotidianamente, da tempo.