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Condividiamo l’articolo di Sara Bernacchia con l’intervista a Matteo Lancini per Repubblica.it.

La polemica non accenna a sopirsi e il liceo classico Carducci, suo malgrado, ne è al centro. Prima l’affissione di fronte alla scuola dello striscione ‘Ma quale merito, la vostra è solo violenza’, accompagnato dalla A di anarchia e dalle facce della premier Meloni e del ministro dell’Istruzione Valditara appese a testa in giù, con gli studenti che si sono nettamente dissociati del gesto, come il preside Andrea Di Mario, che per farlo ha scelto una circolare. Poi il dibattito suscitato proprio dalla comunicazione, che ha portato Valditara a fare i “complimenti ad un preside coraggioso, consapevole del suo alto ruolo istituzionale”. Inevitabile, quindi, il richiamo all’ultimo commento del ministro alla circolare di una preside: quello – decisamente critico, però – rivolto ad Annalisa Savino del Leonardo Da Vinci di Firenze.

Nella comunicazione – che la senatrice Pd, Simona Malpezzi, ritiene “una bellissima lettera dal grande valore educativo”, inserendola nel solco della manifestazione antifascista di sabato a Firenze – Di Mario definisce il gesto “brutale, brutto, violento, pesante”, sottolinea che il liceo non si riconosce “in questo linguaggio, in questi modi che sono per noi completamente inediti e preoccupanti e che rifiutiamo” e ribadisce l’idea di una scuola basata sul “culto del confronto”, da condurre “insieme, imparando, creando forme nuove, senza rimanere incagliati in linguaggi vecchi, logori e cupi, che alzano muri”, rifiutando “la logica da curva violenta”.

La scuola, che sceglie il silenzio per non entrare in polemiche divenute ormai politiche, del resto la strada del dialogo tenta di percorrerla da tempo in concreto con una commissione paritetica e una serie di iniziative che ascoltano della volontà degli studenti. A gennaio, per esempio, ha ufficialmente introdotto la Carriera Alias, sebbene la possibilità di cambiare il nome sui documenti interni all’istituto per gli studenti in transizione fosse già stata concessa a una ormai ex studentessa qualche anno fa. “Gli allievi hanno sollecitato una formalizzazione, quindi abbiamo adottato un protocollo ad hoc – spiega Di Mario – . Si tratta di facilitare passaggi e rendere possibile il riconoscimento di diritti”. Ed è seguendo la stessa logica che la scuola ha introdotto anche il congedo mestruale, cioè la possibilità per le studentesse affette da dismenorrea (ovvero con forti dolori provocati dal ciclo), che presentino un certificato medico, di non vedersi conteggiare le assenze dovute a questi sintomi. L’adozione di un provvedimento sul tema è stata sollecitata dalle studentesse che, parlando con il preside, hanno in realtà scoperto che il diritto era già tutelato: l’articolo 15 del regolamento interno prevede infatti che in caso di “gravi motivi di salute adeguatamente e tempestivamente documentati” le assenze possano non essere considerate. “Non è stato necessario modificare il testo, ma ne abbiamo discusso a lungo in consiglio d’istituto e noi rappresentanti abbiamo scritto insieme al preside la circolare che comunica a tutti l’esistenza di questa possibilità, finora sconosciuta” racconta Viola Rivolta, 18 anni. La circolare, prosegue, è “l’inizio di un percorso di sensibilizzazione e informazione sul tema che proseguirà nei prossimi mesi e porterà anche al ritorno dei distributori di assorbenti, presenti prima del Covid.

“Queste iniziative sono una modalità proficua d’azione, perché favoriscono il protagonismo degli studenti. È fondamentale farli sentire parte attiva dei loro istituti: così la scuola non perde autorevolezza, ma dà ai ragazzi la sensazione di prepararli ad avere un futuro – spiega Matteo lancini, psicologo e psicoterapeuta e docente della Bicocca – . La scuola deve garantire un’esperienza formativa. Servono nuovi modelli che tengano conto del cambiamento degli adolescenti: non ha senso continuare a proporre la stessa impostazione spacciata per autorevole, ma basata solo su controllo e valutazione”.