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Condividiamo l’intervista di Giulia D’Aleo a Matteo Lancini per Repubblica.it

Nell’era pre-social, venire a conoscenza di aspetti personali della vita di uno sconosciuto era un’impresa da investigatori privati o stalker. L’avvento delle piattaforme virtuali ha invece sdoganato una condivisione senza riserve che investe ogni aspetto della quotidianità, persino la conclusione di una relazione. Se Facebook aveva abituato i suoi utenti ai post pre-confenzionati che contenevano citazioni letterarie sulla fine di un amore, Tiktok, invece, si riempie di migliaia di video di persone che piangono il loro rapporto perduto davanti alla telecamera del proprio smartphone.

Da Ferragnez a Giorgia Meloni

Quella di lasciarsi pubblicamente non è di certo una pratica nuova, già diffusa e particolarmente necessaria tra personaggi pubblici, perché consente loro di scegliere che racconto fare della rottura e di limitare, per quanto possibile, i pettegolezzi. Gli esempi sono infiniti e non serve nemmeno scomodare i più famosi come Ferragnez o Giorgia Meloni: «Non è un fallimento, è un lutto», scriveva lo scorso settembre su Instagram Tiziano Ferro per ufficializzare la separazione dal marito, Victor Allen, dopo cinque anni di matrimonio e due figli. Ma il fenomeno riguarda perlopiù persone comuni, giovanissimi in primis, che non solo scelgono di annunciare la fine del rapporto con il partner a migliaia di sconosciuti, ma anche di spiegare in che modo e perché si è concluso, fornendo persino aggiornamenti quotidiani sulle proprie sofferenze. Quasi una psicoterapia collettiva per non restare soli in un momento così triste. I contenuti vengono poi raggruppati in hashtag, come “cuore spezzato”, che su TikTok supera i 315 milioni di visualizzazioni. Anche se tanti italiani rimandano al più internazionale “breakup”: 42 miliardi di visualizzazioni.

Il volto in lacrime della ragazza

«L’ennesima mattina in cui ti svegli dopo la rottura e realizzi che non c’è più», scrive una ragazza mentre inquadra il proprio volto in lacrime e nient’altro. I commenti diventano uno spazio intimo, per quanto di pubblico dominio, in cui ci si lascia andare a confidenze e parole di supporto. Questa prassi collettiva, che dall’esterno può risultare bizzarra, viene strenuamente difesa da chi la pratica.

Mario consolato da una sconosciuta

Dopo decine di foto e video di coppia, Mario, utente di TikTok si riprende mentre guarda da solo il mare: “Troppo dolore, troppe lacrime” scrive. “Avranno il rimpianto di aver perso qualcuno come noi”, lo consola una sconosciuta a cui l’algoritmo ha fatto comparire quel video. Perché basta ricercare una delle tante parole chiave – rottura, ex, delusione – per ritrovarsi intrappolati in un vortice di contenuti a tema. “Altri hanno cercato: ‘video sfogo che fanno piangere’, ‘quanto mi manchi’, ‘tristezza nel cuore’”, suggerisce la piattaforma. Un’immersione forse catartica nel dolore altrui, per poter elaborare il proprio.

“Prima ci si sfogava con l’amico”

«La fine di un rapporto di coppia rappresenta un momento drammatico e spesso mal tollerato dagli adolescenti. Ma se una volta se ne parlava a un amico, adesso si cerca un altro modo per elaborare il dolore o allontanarlo», riflette Matteo Lancini, psicologo e psicoterapeuta, presidente dell’associazione Minotauro. Le nuove generazioni, spiega, sarebbero cresciute «in una società spettacolarizzata, in cui i confini tra le esperienze intime e ciò che è pubblico sono ormai crollati, così come tra il reale e il virtuale». Per questo utenti da tutto il mondo possono pure diventare spettatori delle chat che hanno suggellato la chiusura della relazione, spesso accompagnate da una triste colonna sonora di sottofondo che romanticizza quell’ultimo scambio di messaggi. Oppure la narrazione della fine di una storia può adattarsi alle forme precompilate di un trend.

“Con Luca è finita”

«Io e Luca non stiamo più insieme», scrive un’adolescente all’inizio di un video uguale a centinaia di altri, in cui ripercorrere i passati momenti di coppia attraverso le fotografie scattate insieme. Una ritualità che dà sicurezza, ma anche «una ricerca spasmodica di una spazio di visibilità — sostiene lo psicologo –. Così come ci si espone quando accade qualcosa di positivo, anche la sofferenza può diventare un’occasione per essere guardati dagli altri». Lungi dall’essere, però, una condizione comune solo ai più giovani, quanto piuttosto un «modo di adattarsi alla caduta dei sistemi valoriali». L’istinto, aggiunge Lancini, è quello di puntare il dito contro ogni comportamento incompreso degli adolescenti, «quando in realtà stiamo proiettando su di loro le nostre inquietudini. Sono abituati a crescere con un cellulare puntato in faccia dai primi passi fino a ogni recita scolastica: questi sono i modelli che gli proponiamo e attraverso cui imparano a costruire il loro successo».