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Condividiamo l’articolo di Maria Novella De Luca con l’intervista a Loredana Cirillo per Repubblica.it

“Abbiamo la stessa età. Diciotto e diciannove anni. È stato il primo flash. Siamo coetanee ho pensato, la ragazza di Palermo ed io, ma la sua vita è distrutta, il suo dolore infinito, ho provato rabbia e disgusto per i violentatori ma anche per chi li ha educati quei maschi, anzi non li ha educati, allo schifo del solito coro che ogni volta dice che la vittima se l’era cercata, perché aveva bevuto, perché chissà come era vestita. La notizia dello stupro di Palermo è stata come uno schiaffo, ci dice quanto dobbiamo lottare”. Margherita Carboni è orgogliosamente rappresentante di istituto al liceo “Virgilio” di Roma e fa parte del collettivo “Casa”, sigla che vuol dire “confronto e azione sociale sull’antisessismo”.

Il primo collettivo dell’anno è appena finito, nell’autunno che sembra estate oltre le finestre delle aule dove studiò Elsa Morante. “Vivo per fortuna in un mondo diverso, nella mia “bolla” c’è rispetto tra i sessi, la mia scuola è all’avanguardia, ma la violenza è tanta, me la sento addosso quando esco la sera, non so a quante risse ho assistito negli ultimi anni, una mia amica è stata stordita da una droga che le hanno messo nel bicchiere, è diffusissima, non c’è prevenzione, non se ne parla”. Margherita racconta di femminismo, di parità, di carriere alias, di coming out, di varianza di genere, di fluidità. Fa parte di quel pezzo di mondo young che pur tra mille contraddizioni cerca, trova e afferma la propria identità. Crea e diffonde anticorpi positivi.

Sesso buono e sesso cattivo

Ma nel magmatico universo della sessualità degli adolescenti, tra il sesso buono e quello cattivo, tra l’uso smodato di pornografia e all’opposto la sex recession, il revenge porn e il sexting, il branco di Palermo e l’orrore di Caivano, l’uso sempre più diffuso del “Ghb”, la droga dello stupro, Margherita Carboni e il collettivo “Casa” sono soltanto una faccia della luna. Quella che illumina la notte, traccia il sentiero.
Perché l’altra, invece, non rischiara il tunnel buio nel quale secondo i dati della Federazione di sessuologia scientifica, il 36,9% dei giovani tra i 12 e i 24 anni, tra questi il 90% sono donne, afferma di aver avuto un rapporto amoroso con un partner morbosamente geloso, il 23% ha subito violenza dal proprio partner.

Si chiama Teen dating violence, definizione americana che indica, appunto, la presenza anche nelle relazioni tra i più giovani non solo della malapianta degli stereotipi sessisti, ma di forme “tossiche” vere e proprie, esattamente come nel mondo adulto. Prodromi di misoginia ereditati in famiglia che senza antidoti educativi sfociano in massacri domestici e femminicidi. “Oggi le ragazze denunciano, è un dato positivo, ci vuole un coraggio enorme, spesso, lo sappiamo, finiscono massacrate sia nelle aule di giustizia che sui social”, dice con gravità Patrizia Romito, docente di Psicologia Sociale all’università di Trieste. “C’è un elemento che sta cambiando drammaticamente la percezione della sessualità negli adolescenti ed è la fruizione incontrollata della pornografia. Perché nel porno la donna è quasi sempre oggetto di violenza, lo stupro di gruppo una pratica esplicita, nel quale alla fine magari lei dice anche grazie”.

Autoeducarsi con la pornografia

Così, nella solitudine, dice Romito, “nell’assenza di luoghi dove parlare liberamente di sesso, a cominciare dalla scuola, la rete resta purtroppo la zona franca dove in un’età assolutamente acerba i minori vengono a contatto con modelli di comportamento violenti e in certi casi agghiaccianti”. Modelli di sopraffazione quando non di odio. Certo, parliamo dell’area estrema, come tiene a sottolineare anche Luigi Cancrini, psichiatra di lungo corso. L’autoeducazione attraverso la pornografia, però, ormai il dato è certo, diffonde, nel migliore dei casi, un’idea unicamente “prestazionista” del sesso, il porno mainstream è sensazione senza emozione, puro sussulto fisico, al quale segue inevitabilmente la frustrazione. Secondo i dati della Polizia di Stato il 30% dei ragazzini tra gli 11 e i 12 anni consuma pornografia online, l’80/90% sono maschi. Mentre i sequestri della “droga dello stupro”, il famoso “Ghb”, sostanza incolore e insapore che stordisce e annebbia la memoria, sono triplicati dal 2021.

L’antidoto alla violenza di genere

Patrizia Romito punta al cuore della questione. La maledizione del silenzio. Ossia l’impossibilità tutta italiana di fare educazione sessuale nelle scuole. Eppure, come scrive l’Oms, l’educazione sessuale è il principale antidoto alla violenza di genere, ai femminicidi. La “legge che non c’è” invece quest’anno ha compiuto quasi mezzo secolo di proposte e discussioni mai incredibilmente approdate a nulla, visto che il primo tentativo, firmato dal Pci è del 1975, nel 1980 una nuova proposta di legge porta addirittura la firma di Tina Anselmi, esponente nobile della Dc, che così scriveva: “La causa principale del disorientamento di cui è vittima il mondo giovanile va ricercata in una mancata o errata educazione. Il discorso sessuale non tocca solo la sfera privata, ma investe la cultura e la vita sociale”. Parole modernissime e profetiche, rimaste inascoltate. Ed è proprio dal tema dell’educazione che riparte, 48 anni dopo e in un mondo sideralmente diverso, Camilla Velotta: ha 20 anni, è appena uscita dal liceo, fa parte della rete degli studenti medi.

Quei minori che stuprano e violentano

“Gli stupri di Palermo e di Caivano segnano un punto di non ritorno. Forse per questo il ministro Valditara ha deciso di inviarci finalmente una bozza del testo di legge sull’educazione all’affettività. Certo se poi la giustizia assolve un bidello che molesta una studentessa, o il presidente della Camera, Ignazio La Russa, dice di avere dubbi sulla ragazza che accusa suo figlio, perché “aveva bevuto”, se questi sono gli esempi del mondo adulto, non dobbiamo meravigliarci così tanto se gruppi di maschi adolescenti ritengano legittimo violare la volontà e il corpo di una donna».

Riprendiamoci la notte, dicevano i cortei femministi degli anni Settanta. “Io stessa – ammette Camilla – spesso mi sono sentita in pericolo in quanto donna, la mia generazione vive in una immensa contraddizione. Abbiamo abbattuto barriere che sembravano inattaccabili, c’è rispetto per la fluidità, l’omosessualità, tutte le forme d’amore, mentre nostri coetanei, anche minorenni, stuprano e violentano”.

“Una dissociazione tra mente e corpo”

Contraddizione. Appunto. Si ricollega alle parole di Camilla, Loredana Cirillo, psicologa e psicoterapeuta dell’Istituto Minotauro per raccontare però un altro tassello nel vetro del caleidoscopio. “Assistiamo ad una specie di dissociazione tra il corpo e la mente. Tra gli adolescenti il sesso è quasi sempre disgiunto dalla relazione, non è più una conquista, si può fare a casa, nella propria stanza, i genitori accettano, ancor più dell’atto ciò che conta è vivere nella mente nella mente dell’altro, instagrammare le proprie storie, più che viverle. Si fa sesso con delle amiche o con degli amici, non c’è tabù né esaltazione, ma questo sta portando, ed è il dato paradossale, ad un calo dell’attività sessuale tra i giovanissimi”. Sex recession.   O forse la generazione che ha perduto l’amore?

“Chi fa quelle cose è marcio nella testa”

Antonio di anni ne ha 19, frequenta la Statale di Milano, sono notti che dorme in tenda contro il caro affitti. farlo parlare non è facilissimo, chiede di restare anonimo a differenza delle ragazze. “Penso che tra noi maschi l’idea di dominare sia ancora molto forte, la prima volta che sono entrato su Youporn avevo 12 anni, con i miei amici del calcetto. Ridevamo come scemi, però eravamo turbati, da adolescente quei siti li ho frequentati molto, anche con delle amiche. A volte c’erano scene schifose, a volte violente, ma in fondo è tutto virtuale e alla fine ci si annoia”. Antonio chiede l’anonimato ma parla con franchezza. “Oggi che ho una relazione, il porno mi interessa meno, non credo che si arrivi a diventare stupratori perché si consuma pornografia, chi fa queste azioni e poi le butta anche anche su Instagram è culturalmente marcio, così come è marcia la testa di chi mette dei like a questi orrori”.

Persecuzione online. Senza arrivare allo scempio di filmarsi mentre si stupra una ragazza, così come ha fatto il branco di Palermo, la molestia tecnologica è fatta di sexting (il 10% degli adolescenti ne riceve ogni giorno), di revenge porn (il 22% dei maschi afferma di condividere immagini dei propri amplessi senza chiedere il consenso alla partner).

Tornare all’amore romantico

Da qualche anno Luigi Cancrini dice che bisogna tornare a parlare d’amore. “I ragazzi vivono oggi il sesso come un bene di consumo, in modo del tutto indipendente dall’amore. Se il corpo è però soltanto un oggetto di consumo è molto facile che ci sia un fraintendimento del consenso. Mentre le ragazze conoscono perfettamente i nuovi codici anzi li dettano, i maschi arrancano, si sentono defraudati del loro potere».

Luigi Cancrini conosce bene il tema della devianza tra i più giovani. Usa parole pacate. “Non direi che la pornografia porti allo stupro, queste azioni nascono in situazioni sociali e culturale, qualunque sia il contesto economico in cui avvengono. Di certo consumata in modo così capillare, falsa nella mente dei ragazzi la concezione della sessualità, creando poi seri problemi quando questa si sperimenta realmente”. Prestazioni infinite, godimenti estremi, nessun impaccio. Pura finzione che però diventa confronto. “Da tempo, forse perché ormai sono vecchio, dico che dovremmo tornare a parlare d’amore. Senza la componente romantica il sesso diventa un esercizio di breve piacere non diverso in fondo da tante altre cose. E francamente è una perdita enorme”.