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Siamo nel 1977, all’interno di una libreria alla ricerca di qualche novità. Sullo scaffale di psicologia si fa notare un libro dal titolo enigmatico: “Il Minotauro. Psicoanalisi dell’ideologia”. La quarta di copertina chiarisce il contenuto: viene analizzato un consiglio di classe di un istituto tecnico milanese.
Ciò che stupisce ancor più l’avventore è l’autore: Franco Fornari, a quel tempo presidente della Società Psicoanalitica Italiana. Dopo molti scritti sulle dimensioni inconsce dell’apprendimento, uno psicoanalista aveva deciso di abbandonare il suo osservatorio, la stanza di analisi, ed entrare fisicamente nella scuola. Indubbiamente una grande novità per quel tempo, figlia del progetto di Fornari di rendere la psicoanalisi laica. Tra le pagine del libro troviamo la “sbobinatura” di un intero consiglio di classe, il primo nel quale accanto agli insegnanti potevano presenziare e intervenire rappresentanti degli alunni e dei genitori. A questo testo lo psicoanalista applica il suo modello di analisi, partendo dall’assunto che il nuovo luogo della psicoanalisi è il linguaggio, considerato la via regia per comprendere l’inconscio. Attraverso una chiave semiotico-narrativa vengono interpretate le comunicazioni dei partecipanti al consiglio di classe al fine di far emergere le motivazioni affettive inconsce (ruoli affettivi) che determinano le dinamiche relazionali e i processi decisionali. Questo perché una maggior consapevolezza della cultura affettiva che
anima l’istituzione scolastica può favorire l’instaurarsi di un clima relazionale più democratico.

A 40 anni di distanza la rivista Psichiatria e Psicoterapia dedica questo numero monografico alla tematica della scuola, e quindi dell’apprendimento, dando voce all’équipe che all’interno dell’Istituto Minotauro di Milano, nato nel 1985 da un’idea di Franco Fornari, si occupa di queste tematiche. Da quel lavoro pionieristico, chiaramente, sono nate molte altre riflessioni e ricerche, ma è rimasta di fondo la convinzione di esplorare i significati affettivi profondi legati ai processi di apprendimento. A essa si è aggiunta l’idea di considerare le difficoltà di apprendimento come inscritte all’interno del bilancio evolutivo dell’adolescente. Esse, in ogni percorso evolutivo, possono assumere differenti significati, specialmente riguardo all’elaborazione dei processi di separazione dal nucleo famigliare e d’individuazione di una nuova identità adulta. Questo tipo di visione porta a considerare le capacità cognitive e i significati affettivi, che si intrecciano nella capacità di apprendere e di conoscere, come elementi fondanti del nuovo ruolo di studente.
Gli articoli di questo numero permetteranno di conoscere e comprendere più a fondo questo nuovo vertice osservativo. I primi due contributi faranno luce sulle questioni legate all’apprendimento in connessione ai compiti evolutivi: Katia Provantini, responsabile dell’équipe, e Dario Cuccolo propongono una riflessione utile a comprendere il contesto nel quale si inseriscono le difficoltà di apprendimento; la ricerca di Filippo Mittino e Marta Malacrida delinea un profilo degli adolescenti con difficoltà scolastiche. Segue lo scritto di Ivana Simonelli, Filippo Mittino, Katia Provantini che si pone l’obiettivo di illustrare un nuovo modo di interpretare il profilo cognitivo, mettendo l’accento sugli aspetti dinamici dei vari fattori. Anna Arcari e Nicoletta Simionato allargano le riflessioni includendo il contesto nel quale vivono gli adolescenti, esponendo alcune riflessioni sul ruolo dell’adulto (insegnanti, genitori).
Viene poi raccontato da Maria Longoni il particolare percorso di apprendimento degli adolescenti adottivi.
A conclusione del numero, l’articolo di Dario Cuccolo, Alessia Lanzi e Gregorio Magri nel quale troviamo una proposta innovativa di laboratori di apprendimento che hanno come obiettivo il miglioramento delle capacità di mentalizzazione attraverso il “fare insieme”.

 

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