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Condividiamo l’intervista di Giorgia Venturini a Matteo Lancini per fanpage.it sui casi di cronaca di violenze e risse tra giovani.

A Milano gli autori degli ultimi fatti di violenza sono sempre più giovani, segno che è sempre più necessario prestare attenzioni alle nuove generazioni. Ma cosa spinge i ragazzi a scendere in strada e dare sfogo alla rabbia partecipando ad alcune aggressioni? Cosa dovrebbe fare Milano per evitare tutto questo? A Fanpage.it lo psicologo e psicoterapeuta, nonché presidente della Fondazione Minotauro e autore del libro “L’età tradita”, Matteo Lancini spiega i disagi e le preoccupazioni dei giovani che commettono azioni violente: “Le risse e le azioni violente non sono solo un attacco ad altri giovani ma anche alla città. Si tratta di una violenza distruttiva e senza progettualità. Fine a sé stessa. Questo è preoccupante: è segno di disperazione e paura di non farcela”.

Dottore a Milano in questi giorni si susseguono risse e altri fatti di violenza. Tra i protagonisti ci sono sempre giovani. La colpa è sempre da attribuire alla rabbia repressa dovuta alla pandemia?

La pandemia ha gonfiato dei disagi che erano già preesistenti. A mio avviso non bisogna limitarsi a dare le colpe alla pandemia: non può essere sempre colpa dei social e dell’emergenza sanitaria. Il disagio giovanile spesso – così anche negli anni passati – è legato alle paura del futuro.

Come manifestano questo disagio i giovani?

Gran parte dei disagi portano a un attacco verso sé stessi: come autolesionismo, disturbi alimentari e suicidio. Altri giovani invece esprimono la loro rabbia e paura attaccando gli altri. Questo perché i giovani si trovano a fare i conti con un’assenza di prospettive future.

Per questo i giovani cercano il gruppo? 

La paura e l’assenza di progettualità spinge i ragazzi ad aggregarsi e creare il senso di appartenenza. Ma non sono giovani che si riuniscono per contestare o per cercare e trovare uno spazio nella società. Agiscono senza avere un chiaro progetto in mente. Sono infatti degli attacchi sporadici alla società: quando non si ha futuro o progetti – questo sia chiaro non deve essere una giustificazione – si attacca gli altri, mettendo in scena azioni disperate. L’angoscia di non avere futuro trova riparo nel gruppo.

Spesso le risse o altre azioni violente vengono riprese in video. Come si spiegano? 

Capita infatti sempre più spesso che questi gesti sono a favore di telecamere. Oggi una delle modalità per prendersi spazio è di sovraesporsi socialmente. Si costruisce un video che ha un ampio eco, così i giovani si prendono il loro spazio nella società sottolineando che loro erano presento nei fatti su cui il giorno dopo parlano tutti i giornali. L’idea è che l’audience lo si fa stando dentro a delle discussioni o risse: del resto lo insegnano anche talent show e programmi televisivi serali. Se sei disperato dunque perché non vedi un futuro e il lockdown ha incentivato questo malessere, si pensa di prendersi spazio commettendo fatti violenti rilevanti.

Come si può intervenire dunque per impedire azioni violente come quelle di questi giorni a Milano?

Non mi limiterei a politiche future su bonus terme ma investirei anche e soprattutto su politiche che tengono conto dei giovani. Spesso invece i politici ignorano i giovani che non votano.

Da dove incominciare quindi?

Dalla scuola. Ad esempio gli investimenti nella scuola dovrebbero riguardare una connessione a internet e non solo a banchi a rotelle e sanificazioni, che in tempo di pandemia è giustissimo, ma è anche necessario dare soldi a politiche economiche e risorse che pensino al futuro dei ragazzi. Io investirei risorse in scuole aperte tutto il giorno con laboratori nel pomeriggio che studiano nuove forme di lavoro. Credo che non è solo un problema economico ma è anche un modo di dimostrare che gli adulti stanno pensando al futuro dei ragazzi.

Si vede parlare di emergenza giovanile?

C’è una violenza distruttiva e senza progettualità: è fine a sé stessa. Quando hai paura di non farcela, esprimi la disperazione attaccando gli altri o verso di sé. Si tratta di disperazione per un’assenza di futuro.

Fonte: fanpage.it