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Condividiamo l’articolo di Flavia Carlorecchio per Repubblica.it

Tre milioni di ragazzi e ragazze si sono ritirati dalla scuola nel 2018, un dato allarmante che ha spinto l’Istituto Minotauro ad approfondire il fenomeno con un’indagine dettagliata. Sono stati coinvolti 150 partecipanti tra insegnanti, operatori, genitori e ragazzi in cinque diverse regioni italiane. Il lavoro è stato condotto all’interno del progetto Giovani Connessi selezionato da Con i Bambini e coordinato dal Consorzio Nazionale CGM. I risultati dell’indagine sono stati presentati durante il convegno Ritirati e dispersi organizzato da Consorzio Comunità Brianza e dall’Istituto Minotauro lo scorso 29 settembre

Il ritiro sociale. Il ritiro sociale comporta l’abbandono del percorso scolastico e l’allontanamento dalla socialità e avviene soprattutto tra gli adolescenti. Rapporti di amicizia, contatti con il mondo esterno e con la famiglia vengono man mano sfrondati fino ad arrivare all’isolamento. È un evento doloroso, e dalla ricerca dell’Istituto Minotauro emerge un dato chiaro: ragazzi e ragazze sono più consapevoli del fenomeno di quanto non lo siano gli adulti (insegnanti, genitori). E chiedono più spazio, a scuola e non solo, per parlare dei loro problemi.

La percezione del fenomeno. “Una piaga sociale”, un “fenomeno”, una “patologia”, una “scelta” – sono queste le definizioni che i ragazzi hanno dato per descrivere il ritiro sociale. Secondo alcuni il ritiro è qualcosa di necessario e innescato da fattori oggettivi connessi al lavoro, a una gravidanza e che quindi implicano necessariamente il non frequentare più la scuola. Altri invece ritengono sia una scelta legata a necessità come malessere o fatica relazionale.

Delusi dagli adulti. I ragazzi e le ragazze sembrano abbastanza delusi dagli adulti perché si interessano troppo poco alla crescita dei figli e spesso “non si accorgono della loro situazione”. Anche la scuola può essere considerata come causa di ritiro perché può dare vita a percorsi turbolenti per i ragazzi, o può essere vissuta come noiosa. Infine le relazioni sociali sono state indicate dai ragazzi come un fattore di rischio per il ritiro: frequentare brutte compagnie, ma anche essere vittima di episodi di bullismo, scherzi e insulti può portare all’allontanamento dalla scuola.

Il parere degli adulti. Diversi genitori descrivono il fenomeno come una fase transitoria e una tappa di crescita, a volte anche positiva e necessaria a capire il proprio posto nel mondo. Altri però capiscono il disagio e non si sentono all’altezza della situazione. Gli insegnanti invece identificano il problema nel tipo di società sempre più esigente e competitiva. Sono più a rischio ragazzi e ragazze con scarsi rapporti sociali e con famiglie difficili: situazioni di “abbandono”, “conflitto”, “maltrattamento”, “problemi socio-economici”, “abuso di sostanze” possono causare il ritiro sociale. A seguito della pandemia e con la didattica a distanza, diversi insegnanti sono concordi nel pensare che il numero di ritirati possa aumentare.

Spazi sociali. Secondo le ragazze e i ragazzi intervistati, la prevenzione passa dalla condivisione dei problemi. C’è il chiaro bisogno di poter parlare del fenomeno sia nei contesti scolastici sia in quelli extrascolastici. Diventano importanti quindi le occasioni di ritrovo, come lo sport, attività per la comunità e più in generale tutto quello che promuove la socializzazione. Gli adulti, al contrario, sembrano non considerare queste risorse come preziose per ridurre il rischio del ritiro.